La storia di Ficarazzi è documentabile con certezza dal 1290. Fra il XV e il XVII secolo divenne famoso per la produzione dello zucchero di canna. In questo articolo offriremo un breve excursus storico della sua fondazione, insieme all’elenco delle famiglie presenti nel suo primo censimento ufficiale (1751).
LE ORIGINI
I primi insediamenti nel territorio di Ficarazzi risalgono all’età fenicio-punica: in località Cannita sono stati rinvenuti due sarcofagi databili intorno al V secolo a. C. e vari altri reperti dello stesso periodo, oggi custoditi presso il Museo Archeologico “Salinas” di Palermo. L’insediamento della Cannita fu distrutto probabilmente nel III secolo a. C.
Non abbiamo testimonianze storiche relative ai secoli successivi fino all’età normanna, quando l’intero territorio era ricoperto da boschi e soggetto allo jus lignandi a favore del monastero di S. Maria di Campogrosso. La storia di Ficarazzi è documentabile con certezza soltanto dal 1290, quando il suo nome compare la prima volta nei documenti ufficiali.
Nel XIV secolo il territorio di Ficarazzi era proprietà della famiglia La Grua, feudataria di Misilmeri. In questo secolo i riferimenti documentari a Ficarazzi si fanno più frequenti man mano che l’aumento della popolazione di Palermo causò la progressiva scomparsa del bosco per far posto all’impianto di nuove colture.
LO ZUCCHERO IN SICILIA
L’importazione della canna da zucchero in Sicilia si deve molto probabilmente agli Arabi. In un diploma del 1176 è documentata la presenza di un frantoio (trappeto) di cannamele a Palermo. Durante la dominazione sveva si ebbe il primo interesse ufficiale per tale coltura: Oberto Fallamonaca, funzionario alla corte di Federico II, consigliò il sovrano di far venire a Palermo persone capaci di fare lo zucchero.
Durante la prima metà del XV secolo in varie località della Sicilia sorsero numerose coltivazioni di canna da zucchero e trappeti, segno di un crescente interesse verso tale attività: famiglie nobili e banchieri genovesi e pisani cominciarono ad investivi grandi capitali. Ma come si produceva?
LA PRODUZIONE DELLO ZUCCHERO
La coltivazione della canna da zucchero richiedeva la preventiva zappatura e concimazione del terreno. Gli addetti, prima di tagliare le canne, le defoliavano: questa operazione, la mundatura, oltre che per liberare le canne dalle foglie serviva per ricoprire i ceppi con le foglie stesse, per ripararli dai rigori invernali. Poi portavano le canne al trappeto dove sulla chianca le riducevano in spezzoni con grossi coltelli, per poi spremerle nella macina, il cui movimento veniva assicurato dalla forza degli animali. Al termine della spremitura filtravano la poltiglia che ne risultava, poi versavano il succo dentro grandi calderoni di rame dove lo cuocevano per liberarlo dalle impurità. Infine versavano il succo cotto ancora caldo dentro recipienti in terracotta a forma di cono con la punta arrotondata e lo lasciavano raffreddare e consolidare.
LO ZUCCHERO A FICARAZZI
Il primo trappeto impiantato a Ficarazzi fu quello di Masio Crispo nei primi del Quattrocento. Ben presto fu seguito da altri, in particolare da Pietro Speciale, signore di Calatafimi e Alcamo, figlio del viceré Nicola. Questi nel 1468 fece costruire una masseria fortificata secondo l’uso di quel periodo, cinta da mura e sovrastata da un’imponente torre a pianta quadrata. La masseria comprendeva anche alloggi per il personale, stalle, magazzini e una chiesa, oltre naturalmente al trappeto.
La coltivazione della canna da zucchero richiedeva un notevole approvvigionamento idrico. A tale scopo venne costruito un imponente acquedotto sul fiume Eleuterio, tuttora esistente e varie opere di canalizzazione.
L’industria dello zucchero, dopo un primo momento di grande splendore, cominciò a declinare già a metà del XVI secolo con il progressivo indebitamento dei finanziatori.
Nel 1610 la proprietà del trappeto di Ficarazzi passò ai Padri Teatini di Palermo, i quali continuarono l’attività di produzione dello zucchero, cessata definitivamente nel 1690.
LA NASCITA DEL NUOVO BORGO
Per ripianare i debiti, l’erario confiscò il feudo di Ficarazzi. Nel 1721 Luigi Gerardo Giardina de Guevara, marchese di Santa Ninfa lo acquistò all’asta per 50.000 scudi e con privilegio del 9 novembre 1733 ottenne l’investitura del titolo di principe di Ficarazzi.
Il principe frazionò le sue terre in diversi lochi che poi concesse in enfiteusi ai pochi abitanti del feudo e a nuovi coloni giunti da altre località. Fece costruire una fontana pubblica e una nuova chiesa, completata nel 1732 ed eretta parrocchia nel 1734, con il titolo di Sant’Atanasio. Inoltre fece ampliare la torre Speciale trasformandola in residenza di villeggiatura secondo la moda dell’epoca e per colmare il dislivello fra la torre e il sottostante piano stradale fece costruire uno scenografico scalone monumentale.
LE FAMIGLIE DI FICARAZZI NEL SUO PRIMO CENSIMENTO (1751)
Nel 1751 la popolazione di Ficarazzi era costituita da 135 fuochi (famiglie) per complessivi 487 abitanti. I cognomi delle famiglie erano:
Aiello, Albanese, Alessi, Alongi, Arena, Basile, Battaglia, Becchino, Biangiardi, Bisconti, Blasotto, Bonaccurso, Bongiovanni, Bono, Brigaglia, Brogna, Bullaro, Cacciatore, Calabria, Carbonaro, Castello, Castrogiovanni, Centanni, Cilluffo, Cimino, Cinà, Costa, D’Agati, D’Alba, D’Arini, Dell’Aria, Di Dio, Di Ganci, Di Giovanni, Di Liberto, Di Pace, Di Pasquale, Eccellenti, Faraone, Fego, Ferraro, Figlia, Floria, Gebbia, Gerardi, Giacalone, Giammarresi, Giugno, Greco, Gucciardo, Guagliardo, Gulotta, Imperatore, La Cavera, La Giorgia, La Licata, La Malfa, La Mendola, La Piana, Latino, Lauricella, Licciardi, Liotta, Lo Bianco, Lo Cascio, Lombino, Lo Monaco, Lo Monte, Lo Proto, Lo Scecco, Macchiarella, Malizia, Martinello, Matraxia, Mazara, Medici, Menga, Merendino, Messana, Mezzatesta, Migliore, Mineo, Mistretta, Monteleone, Mucera, Navetta, Orlando, Patinella, Pedone, Pennino, Perlongo, Pinetto, Pipia, Pollara, Provenzano, Puleo, Quartuccio, Rinaudo, Rizzo, Savarino, Segreto, Sicurello, Simonetta, Smiriglio, Tempra, Tesauro, Tumminello, Valenti, Viola, Zarcone.
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